Data:
30 Maggio 2023

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Ultimo aggiornamento:
30 Maggio 2023, 16:41

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Nilde Iotti (all’anagrafe Leonilde Iotti) nacque a Reggio Emilia il 10 aprile 1920, figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico. Il padre morì  nel 1934 e  nonostante le forti difficoltà economiche poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di iscriversi all’Università Cattolica di Milano, dove ebbe tra i suoi professori Amintore Fanfani, si laureò in lettere nel 1942.

Seguendo le regole della Leva fascista, il 5 ottobre 1942 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione peraltro necessaria per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico. Successivamente esercitò l’insegnamento in alcune scuole tecniche della sua provincia natale, concludendo la sua esperienza professionale nel 1946

A seguito della situazione in cui era precipitata l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 prese forma il suo interesse verso la politica, avvicinandosi al PCI e partecipando alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di primo piano.

Eletta nel dopoguerra segretaria dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, aderendovi poco dopo. Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, che scrisse la Costituzione della Repubblica Italiana.

Nilde Iotti è insomma una delle “madri” della nostra Repubblica. Fu rieletta alla Camera nel 1948 e rimase deputata fino alla fine del secolo per tredici Legislature.

A Montecitorio Nilde conobbe Palmiro Togliatti, segretario nazionale del PCI, col quale iniziò una relazione sentimentale, che finì solo con la morte del compagno nel 1964, e resistette a tutti gli attacchi, soprattutto all’interno del Partito, perché Togliatti era di 27 anni più vecchio e sposato con Rita Montagnana, valorosa antifascista, anche lei deputata. Il loro legame divenne pubblico nella occasione dell’attentato del 1948.

Iotti e Togliatti insieme chiesero e ottennero l’affidamento di una bambina, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere il 9 gennaio 1950, nel corso di una manifestazione operaia.

Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedette l’Assemblea: venne infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per quasi tredici anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d’Italia ha ancora raggiunto il suo primato, esercitato coniugando alla guida imparziale della Camera una strenua difesa del parlamentarismo.

Nel 1956, entrò a far parte del comitato centrale del Partito e nel 1962 della direzione nazionale. Rieletta nel 1963 alla Camera, fu membro della Commissione Affari Costituzionali, incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Negli anni successivi il suo impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974, voluto invece dai cattolici e i democristiani.

Nel 1969, primo anno della partecipazione dei parlamentari comunisti al Parlamento europeo, Iotti fece parte della prima delegazione italiana. In quegli anni si impegnò per riformare l’elezione al parlamento stesso, attraverso la promulgazione della legge sul suffragio europeo diretto. Rimarrà deputata europea fino al 1979, anno delle prime elezioni dirette.

Il 30 maggio 1972 è eletta quale Vice-Presidente della Camera e lo resta per tutta la VI legislatura. Nella legislatura successiva, invece, è eletta Presidente della Commissione Affari Costituzionali, risultando la prima donna a ricoprire questa carica.

Nel clima di distensione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, maturò in quegli anni la proposta di eleggere Nilde Iotti come prima donna presidente della Camera. All’apertura della VIII legislatura, le forze politiche concordarono sulla necessità istituzionale di eleggere nuovamente un appartenente dell’opposizione alla terza carica dello Stato. Al rifiuto di Pietro Ingrao di proseguire nel ruolo istituzionale, la scelta ricadde su Nilde Iotti, eletta al primo scrutinio con 433 voti favorevoli su 615 votanti. Il suo discorso di insediamento pose al centro la figura della donna nella società, l’imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo.

Dal 20 giugno 1979, confermata successivamente nel 1983 e nel 1987, diresse l’Assemblea di Montecitorio, esercitando il mandato più lungo della storia repubblicana: tredici anni consecutivi. Nilde rivestì questo ruolo in maniera imparziale e rigorosa, senza mai dare adito a sospetti di faziosità.
Furono anni duri, insanguinati dal pericolo terrorista: stragi, attentati, morti colpivano funzionari dello stato, ma anche semplici cittadini. Nilde dovette rassegnarsi a trasferirsi nell’appartamento di rappresentanza a Montecitorio da dove, nei pochi fine settimana liberi da impegni, scappava per andare a far visita alla figlia Marisa e ai nipoti. Marisa era una orfana affiliata da Nilde e da Palmiro dopo aver perso la famiglia durante gli scontri con la polizia nelle rivolte contadine del 1950.
Le donne sono state il filo conduttore di tutta la sua carriera politica, lottò sempre per la loro parità ed emancipazione, dalla tutela della maternità al loro accesso alla magistratura, dalla parità tra i coniugi alla comunione dei beni; animatrice dell’UDI (Unione Donne Italiane), intraprese le battaglie sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull’aborto (1978). Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che si concluse senza esiti; fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarla senatrice a vita, fece sapere di non essere interessata, preferendo rimanere presidente della Camera. Nel 1992 fu inoltre la candidata di sinistra alla Presidenza della RepubblicaNel ’92 fu protagonista di un altro primato: fu la prima donna candidata alla Presidenza della Repubblica, ottenendo un importante risultato personale.

Singolare fu la sua richiesta di dimissioni dal Parlamento per motivi di salute (18 novembre 1999), accolta dalla Camera dei deputati con commozione e un lunghissimo applauso.

Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito e futuro presidente della Repubblica, scrisse nell’occasione una lettera pubblica; egli tornò a ricordare la Iotti nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica: «E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l’enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.

Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, all’età di 79 anni, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma. I funerali di Stato furono tenuti con rito civile secondo sue disposizioni, poiché era atea. È sepolta presso il Cimitero del Verano di Roma (Famedio del PCI, Nuovo Reparto, riquadro 8 distinti, entrata Portonaccio).
«Se ne va la gran signora della politica italiana»: così “Le Monde” annunciò la sua morte, avvenuta pochi giorni dopo, all’età di 79 anni.

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