Data:
30 Maggio 2023

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Ultimo aggiornamento:
30 Maggio 2023, 16:44

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Teresa Noce nacque il 29 luglio 1900 in uno dei quartieri più poveri di Torino e venne allevata insieme con il fratello, di qualche anno più grande, dalla madre dopo che il padre li aveva abbandonati.

Teresa cominciò a lavorare a sei anni consegnando il pane, poi come stiratrice, sarta e tornitrice alla Fiat. Fu il fratello ad avvicinare Teresa alle idee socialiste, oltre che all’ambiente della fabbrica.

Dopo la morte della madre nel 1914 e quella del fratello, avvenuta in guerra nel 1918, si trovò sola a dover pensare al proprio mantenimento. Ciò non le impedì di impegnarsi nel Partito socialista italiano (PSI), fondando nel 1919, con altri compagni, il circolo giovanile socialista torinese.

La scissione di Livorno (1921) la vide aderire, con gli altri membri del circolo giovanile di cui sarebbe presto divenuta segretaria, al Partito comunista d’Italia (PCd’I).

Nel 1921 conobbe, durante una riunione di partito, Luigi Longo, all’epoca studente di ingegneria di origini piccolo borghesi, che sarebbe divenuto il suo compagno per molti anni. Quando nacque il loro primo figlio, Luigi Libero, Teresa lo portava in braccio proseguendo l’attività politica. Madre braccata nella clandestinità fu costretta a dolorose separazioni, come quando il marito nel 1926 partì per Mosca portando con sé il figlioletto di tre anni. «Il giorno della partenza li accompagnai fino al ponte […] e io vidi il berrettino verde di Gigi scomparireQuando non lo vidi più, mi sentii male, tanto che dovetti entrare in una farmacia e prendere qualcosaEra la prima volta che mi capitava un fatto del genere».

Poco dopo Longo fu arrestato e Noce si trovò sola a Milano dove continuò a occuparsi della rivista della FGCI fino a quando il partito non la mise ‘a riposo’ per il suo stato di salute.

Alla fine del 1923 fu arrestata per la prima volta. Fu presto rilasciata per insufficienza di prove e, pochi giorni dopo la scarcerazione, partorì. Rientrata a Torino, si ricongiunse con Longo, scarcerato.

La nuova dimensione di madre e donna di casa, richiusa tra le mura domestiche e impegnata soltanto nella cura della casa e del figlio, le stava stretta, quindi cercò di ricavarsi di nuovo uno spazio politico. L’occasione furono le elezioni del giugno 1924 che la videro molto impegnata a seguire la campagna elettorale. Nel 1925 ebbe un altro bambino – Pier Giuseppe – che morì dopo pochi mesi per un attacco di meningite. Dopo una lunga malattia che l’aveva molto debilitata, si unì in matrimonio con Luigi Longo.

Nel 1926 organizzò il congresso della FGCI e nello stesso anno espatriò illegalmente con Longo, poco prima dell’entrata in vigore delle leggi eccezionali, per andare in Unione Sovietica, dove fra il 1927 e il 1928 frequentò i corsi della Scuola internazionale Lenin di Mosca e condusse, con altre compagne italiane, un’inchiesta sulla salute pubblica. Da Mosca Noce e Longo si spostarono a Parigi, dove il PCd’I aveva stabilito il proprio Centro estero. Quando questo fu trasferito a Lugano, anche Teresa Noce andò in Svizzera, dove partecipò alla Conferenza d’organizzazione di Basilea (1928). Di nuovo a Mosca, seguì i lavori del VI Congresso dell’Internazionale. Nel febbraio 1929 lasciò Mosca alla volta di Parigi, dove nacque il suo terzogenito Giuseppe.

Espatriata prima a Mosca poi a Parigi, per anni fu un andirivieni di Teresa tra le due città, con frequenti puntate clandestine in Italia, come nel 1931 alla testa della rivolta delle operaie tessili biellesi. Dal 1932 fu membro del Comitato centrale del PCd’I, l’anno successivo fu inviata a Mosca per rappresentare la Confederazione generale del lavoro (CGdL) nel Profintern, l’Internazionale sindacale.

Si trasferì poi a Parigi dove si impegnò con Giuseppe Di Vittorio nella direzione della CGdL. Fondatrice, sempre in Francia, nel 1934, con Xenia Sereni, della rivista Noi donne.  Delegata nel 1935 al VII Congresso del Comintern, dal 1936 al 1938 andò in Spagna con Longo e partecipò alla guerra civile, redigendo, fra l’altro, il periodico Il volontario della libertà. Curò il volume Garibaldini in Ispagna (1937), dedicato ai volontari italiani nella guerra di Spagna.

Dopo la vittoria del franchismo riparò in Francia. Si aprì così uno dei periodi più travagliati della sua vita sia sul piano personale, con i primi segni della crisi del matrimonio con Luigi Longo, sia su quello politico, con il sempre più prossimo pericolo di guerra e il contemporaneo sfaldarsi dell’unità creata con i Fronti popolari.

Con l’annuncio del patto Molotov-Ribbentrop, molti dirgenti comunisti rifugiati in Francia furono arrestati, e con essi Luigi Longo, mentre Teresa Noce venne internata nel campo di Rieucros soltanto dopo l’invasione nazista della Francia e la dichiarazione di guerra da parte di Mussolini. Trasferita a Marsiglia, riuscì a fuggire e a metà del 1941 si unì ai francs-tireurs, avviando un periodo di lotta partigiana in Francia che durò fino al 1943.

Fu catturata dalla polizia francese, consegnata alla Gestapo nel 1944 e internata nel campo di concentramento di Ravensbrück e poi fu destinata ai lavori forzati a Holleischen (Cecoslovacchia) dal quale venne liberata dai partigiani polacchi soltanto alla fine della guerr

a.

In Italia dopo la Liberazione riprese l’attività di dirigente comunista. Per alleviare la drammatica situazione di bisogno dei bambini, con i Gdd (Gruppi di difesa della donna) poi confluiti nell’Udi (Unione donne italiane), avviò la grandiosa operazione dei “treni della felicità”, con cui dette ospitalità invernale ad oltre centomila bimbi tra il ‘45 e il ’52.

Membro della Consulta nazionale, eletta il 2 giugno 1946 alla Costituente con 47.219 preferenze nella circoscrizione di Parma, diventa una delle 21 “madri” della Repubblica ed è nominata con altre quattro nella Commissione dei 75. Al suo straordinario contributo si devono le parole dell’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini […] sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso“, base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna.
Nella Commissione ‘Diritti e doveri nel campo economico sociale’ propose una stesura dell’articolo 40 analoga a quella francese, che protegge costituzionalmente il diritto di sciopero. Sua la mediazione tra opinioni contrapposte che affida il diritto di sciopero “alle leggi che lo regolano”. In dissenso con Togliatti sull’articolo 7, votò contro la ratifica dei Patti Lateranensi.

Eletta il 18 aprile 1948 alla Camera, confermata anche nella seconda legislatura, promosse la parità e il riconoscimento della differenza femminile. Alla guida del sindacato dei tessili, la Fiot, nel 1947 era stata la prima firmataria del progetto di legge in difesa delle lavoratrici madri. La sua battaglia si coronò in Parlamento con l’approvazione della legge 26 agosto 1950, n. 860 e della legge 1668/1950 che introducevano per “motivi etici, giuridici ed umani” il tassativo divieto di licenziamento delle madri, gestanti o puerpere, il riposo retribuito per maternità e allattamento, l’assistenza al parto, nidi d’infanzia e sale per l’allattamento nei luoghi di lavoro.

Nel febbraio 1952, richiamandosi all’articolo 37 della Costituzione e alla ‘Convenzione sull’uguaglianza delle remunerazioni’ approvata a Ginevra nel 1951 dall’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro), presentò una proposta di legge sulla parità di retribuzione per le lavoratici, approvata in Parlamento nel 1956 (L. 741).

La separazione da Longo (1953) la segnò sia sul piano personale sia su quello politico. Sul piano personale venne a sapere dalle pagine del Corriere della sera che Longo aveva ottenuto l’annullamento del matrimonio a San Marino, falsificando la sua firma. Sul piano politico fu esclusa dalla direzione del partito a causa degli attriti che si erano venuti a creare fra lei e alcuni dirigenti che non avevano apprezzato la sua scelta di rivolgersi alla Commissione centrale di controllo del PCI per denunciare il metodo usato da Longo. Questa vicenda fu per Noce un trauma: nelle sue memorie lo descrisse come «grave e doloroso più del carcere, più della deportazione».

Morì a Bologna il 22 gennaio 1980.

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